La morte è sempre un tema affascinante e affascinante è come esso emerga inaspettatamente nei nostri pensieri a fronte di un ricordo, una situazione o una frase che ci colpisca in qualche modo innocuo, ma potente come un treno in corsa. E’ vero che stia passando un periodo strano e che scrivere spesso su “Sacrifice” condiziona un po’ i miei pensieri, ma ho trovato delizioso come mi sia affiorato alla memoria il tema del suicidio.

Suicidal tendencies” era il nome della gilda a cui aderivo quando giocavo online, ho sempre amato quel nome, anche perchè era un perfetto bilanciamento dell’altro gruppo gemello “Dessert Storm” che tanto mi faceva ridere per la genialità del gioco di parole.

A distanza di anni, il tema del suicidio è sempre qualcosa che mi impressiona sempre da vicino: ricordo ancora quando due miei compagni di liceo discussero di quanto sarebbe stato facile, in un singolo istante, torcere leggermente il manubrio del motorino in movimento e “togliersi” ogni problema. Non ero nemmeno parte della discussione, eppure cogliendola di sfuggita ne sono rimasto rapito, stregato… erano anche gli anni in cui i media e videogiochi erano abbastanza tematizzati sul disagio adolescenziale e tra la patinatura di un Dawson’s Creek di giorno, gli underground come me vivano la loro doppia vita fra gilde e sottoculture di cui nessuno conosceva nemmeno l’esistenza.

Penso di aver sempre dato una connotazione romantica al suicidio, soprattutto nell’immaginarsi cosa potrebbe realmente cambiare durante e dopo questa eventualità nel mondo che ci circonda e che pensiamo di conoscere, forse con la segreta speranza di poter assistere a tutto come se fosse un film, visto dagli occhi di una terza persona. Oh.. persona…  un altra tematica che mi ha segnato profondamente, anche se oggi lavoro con Personas dalla mattina alla sera, non sono state quelle Personas a lasciarmi colpito nella mia esistenza, bensì le Persona di Shin Megami Tensei, una sottocultura fatta di fan, videogiochi, anime e quantaltro di cui non ho mai veramente fatto parte, ma chi ma colpito in maniera permanente per un dettaglio alquanto semplice, quanto potente:

I Persona sono potenti alterego, come gli stand, come le summon, nulla di trascendentale come idea. L’elemento shock/trauma è stato il modo con il quale si materializzavano, non per incantesimo, stress o emozioni, ma attraverso il suicidio, in particolare sparandosi un colpo in testa con una “pistola” artefatto. Questa concetto è sempre stato per me un elemento illuminante sul quale leggere e interpretare la vita, quanto siamo pronti a sacrificare per poter ottenere qualcosa di più grande senza avere il controllo o la conoscenza di quello che ci accadrà? E’ lo stesso meccanismo, anche se dolcificato, che troviamo in Inception, dove Mal compie suicidio nella speranza di “svegliarsi” dal sogno (la realtà o il sogno, a dir si voglia).

In Personas 5, l’allegoria del mondo interno / esterno ha preso una forma ancora più estrema dove il rito per esporre ed evocare i propri persona consiste nel strapparsi dolorosamente dal volto la maschera che la società ci ha imposto di crearci a propria difesa.

The Phantom Thieves of Hearts realize that society forces people to wear masks to protect their inner vulnerabilities, and by literally ripping off their protective mask and confronting their inner selves do the heroes awaken their inner power, and using it to help those in need.

To acquire a mask, a potential Persona user must be in the Metaverse and must acknowledge that they are being wronged by someone in the real world. Their Persona will speak to them, asking if they are willing to rebel against these wrongdoings. Should they accept, their eyes turn yellow and a Mask appears on their face, requiring that they rip it off and bleed. Once they do so, their Persona manifests, granting them the power to fight Shadows.

The protagonist unmasking in pain.

The mask permanently appears on them whenever they enter the Metaverse and becomes their medium to summon their Persona. Morgana also describes the masks, and by extension, their appearances when traversing the Palace, as representations of their rebellious wills. Each member of the Phantom Thieves has a unique mask that is manifested from their sense of rebellion.

Intrigante.

La fuga e il rito del risveglio come let motif dell’epoca classica e romantica, ha sempre funzionato perchè in fondo tutti vogliamo essere un po’ eroi della nostra storia.

There’s no shame in suicide. And there’s no glory, either.

Eppure non c’è nessuna gloria in un suicidio, un atto che al di la’ della valenza etica e morale, ho sempre ritenuto troppo semplicistico e facile come soluzione ultima ai problemi. Estremamente affascinato invece dall’interpretazione della porta e della trasformazione.

Questa è la seconda settimana che parlando di trasformazione e leadership incontro una persona che mi ha condiviso il suo trip spirituale e di consapevolezza e per la seconda volta, a fronte di una storia forte, mi sono ritrovato a essere possibilista. Sono assolutamente convinto che abbiamo tutti la capacità innata di plasmare la nostra realtà, che esista un nostro ego reale là fuori la cui potenzialità non riusciamo nemmeno a immaginare e che viviamo in proiezioni contestualizzate che rappresentano solo semplificazioni dimensionali di questo ego. Molto induista, ma come preferisco, molto Matrix (che è quasi dire la medesima cosa).

Se realmente siamo in queste autostrade lanciati a velocità diverse verso direzioni diverse, tutti questi atti trasformazionali come la scelta di togliersi la vita che non è altro cambiamento, non altro che pedaggi e caselli. Non c’è nessuna gloria o rilevanza in un casello, non diamone in qualcosa che non ne merita.

Nel mio piccolo, avendo tentato e fallito, posso tranquillamente dire che la rilevanza è in tutto quello che c’era prima e c’e’ dopo, l’istante forse è solo un tecnicismo.

He was a kind, gentle mannered and clever man, with a highly successful public career. But he also fought a daily battle against a darkness that was finally to overwhelm him. Mostly he hid it pretty well. But the moment I received the phone call to say he had died, I guessed it might be suicide. And now there are so many what-might-have-beens coursing through my head.

La cosa curiosa è che questi ragionamenti, nel corso della vita, sono capitati a tutti: siamo poco speciali e siamo davvero essere semplici.

One more thing

Mi sto ascoltando i testi dei Linkin Park, anche nell’ottica del suicidio di Chester, vi consiglio di leggerli se avete due secondi liberi, giusto per dare da mangiare ai vostri hindsight bias…

Non ho nemmeno finito di scrivere e il suicidio di Anthony Bourdain ha scosso totalmente le scene.

Mike Monteiro ha scritto un bell’articolo in proposito, dategli una letta:

https://medium.com/@monteiro/we-totally-suck-at-dealing-with-suicide-7d4287cce50c