La magia di incontrare vecchi amici dopo anni e rimanere sorpresi, da un lato, quanto sembra poco tempo sua passato e, dall’altro, quanto in realtà conosciamo poco di coloro che ci circondano. Stasera è stata una piacevole e inaspettata sorpresa … 

Ieri sono ho fatto aperitivo con un counsellor, ammetto che avevo voglia di fare due chiacchere, unendo l’utile al dilettevole e come ogni volta che lo incontro (giusto per mettere nella giusta ottica, se va bene scambiamo 3 ore vis-a-vis ogni 6 mesi quando va bene), sono stato spazzato via dalla quantità di informazioni ricevute.

Non mi reputo una persona semplice nè tantomeno mediocre, eppure ogni volta il livello della conversazione che intrattengo in termini di relazione, crescita delle persone, complessità e introspezione raggiungono un livello che definire “difficile” è un eufemismo. La complessità degli argomenti, la complessità nella trattazione e la vastità delle correlazioni annesse e connesse mi porta a riuscire a seguire il 40% di quanto viene detto e tutto ciò, è frustrante e affascinante allo stesso tempo.

E’ stato un lavoro intrigane lavorare sui miei problemi e esplorarli con diverse tecniche attraverso la lente di restituzione di un interlocutore allenato, ma quello che mi porto a casa è un pensiero profondo su come le scale di valori cambino totalmente valenza a seconda di quali ecosistemi consciamente e inconsciamente decidiamo di mantenere rilevanti. Abbiamo parlato di mindfullness, di costellazioni, di circoli di consapevolezza e altre pratiche, ma la cosa che più mi ha destabilizzato è riconoscere quanto dei valori fondanti che oggi mi definiscono e dei bisogni che in questo periodo ritengo di avere, ci sia un fil rouge che lega tutto quanto:

  • Gratitudine
  • Amore
  • Rimpianto

L’utilizzo di una lente di lettura di comprensione del contesto forse è una semplificazione di un modello di comportamento e forse esso stesso un bias auto-conferma, tuttavia quello che mi porto a casa è l’impossibilità. con i messi personali che abbiamo, di riuscire isolare l’effetto osservabile dalla reale causa e driver generativi che l’hanno generata.

Non riesco ancora a concentrarmi come concretizzare la potenza di questi principi in qualche formalizzazione, ma sta cominciando a diventare evidente che la sospensione del giudizio e l’astensione dell’interpretazione non sono compatibili alla velocità con cui il mio archetipo brucia benzina. Investire in benefici di lungo termine è qualcosa di estremamente difficile quando il leading time è breve.

Un secondo dubbio che mi balenava tutta la serata è quanto sia importante la ricerca della “soluzione”, in un contesto dove nessuno vuole pensare alla “soluzione”. La parola chiave di tutto ovviamente è consapevolezza, ma quanta consapevolezza è necessaria per capire che non si puo’ capire? O che non si sa abbastanza? Cosa succede quando il bambino dentro di noi grida per avere la caramella e noi gli raccontiamo che fra un po’ cenerà e che si deve fottere?

Lavorare su se stessi non è mai facile, ma ammetto che farlo con un professionista è stato snervante, stancante e debilitante sotto certi versi.

E’ se la comprensione di noi che hanno gli altri fosse grossomodo come gli altri vogliamo che ci vedessimo, non è forse semplice serenità? Che sia questa la calma e la lucidità di questo periodo? Un’ipotesi o forse una delusione: sono tutto qua, quello che vedete è quello che c’è…. no string attached, nessun trucco.. sembra tutto semplice perchè lo è, nulla di più, ma posso promettere, nulla di meno.

 

 

Non sarà mai abbastanza.