Quando smettiamo di fare le cose che ci piace fare, non è mai un buon segno. E’ stato un mese duro, che mi ha segnato personalmente su diverse aspetti, un mese che mi ha fatto riflettere, ma soprattutto il mese in cui ho smesso di cucinare.

Questo mese ho messo in discussione uno dei valori chiavi e fondanti che rappresentano un po’ il mio modo di pensare e vivere le mie relazioni, pertanto mettendo sul tavolo quello che in definitiva sono io, la mia essenza, il mio ego.

Costruiamo castelli, costruiamo strutture ogni giorno che ci aiutano ad affrontare le situazioni e i problemi perchè siamo esseri fragili e deboli. Creiamo strategie che ci permettono di sopravvivere, e allo stesso tempo siamo codardi, piccoli e egoisti quando più la situazione conta… e allora fuggiamo, perchè fuggire dalla realtà, dalle responsablità, dai doveri, dalle relazioni o semplicemente dalla verità è più facile.

Ho passato buona parte della vita a fuggire dalle cose che non volevo affrontare e l’altra metà della vita a convincermi che non lo stavo facendo.

Questo mese mi sono accorto che non possiamo essere invincibili: per ogni aspetto che decidiamo di reinforzare, un altro lo lasciamo indifeso, scoperto, debole… e quando ero impegnato a costruire l’immagine vincente di me a 360 gradi, in realtà in tutti questi anni mi sono fermato a 359° lasciano un angolo cieco profondo come la notte.

Se dirotti tutta l’energia ai motori, stai togliendo energia agli scudi

Ed effettivamente quando la freccia è arrivata nel mio angolo cieco, nel mio tallone di achille, la sorpresa di aver scoperto di avere una debolezza e la consapevolezza di quanto in un istante tutta la struttura che mi permetteva di avere controllo e sicurezza, in un istante è venuta a mancare.

OUCH.

Li’ ho realizzato che ho smesso di cucinare.

Quando smettiamo di fare quello che ci piace, è già troppo tardi… abbiamo deliberatamente ignorato o non ci siamo accorti dei sintomi.

Cucinare è sempre stato l’atto d’amore che una persona può fare: adoro cucinare per gli altri (ma non ho mai cucinato per tutti), ma soprattutto è il più grande atto d’amore che uno può fare a se stesso.

Non importa a che ora rincasassi, anche se tornavo alle 21, due ore per una buona cena non me le facevo mai mancare.

Ho smesso di farlo e probabilmente ho smesso anche di amare me stesso abbastanza.