L’essere umano è in grado di sopportare una quantità incredibile di sofferenze e privazioni, ma una cosa di cui non può fare a meno, è il senso delle cose che facciamo. Questo è forse il semplice motivo per cui decidiamo di aderire a una visione, inseguire un sogno, cercare obiettivi nella vita e nel lavoro, da un lato affamati di motivazioni estrinseche, dall’altro intimoriti.

Nel mio caso la fame di stimoli è sempre stata un potente carburante, così come l’ebrezza della paura di tutto ciò che fuori dalla comfort zone è una droga difficile da astenersi, la paura di parlare in pubblico, prima di un esame o un evento importante, di non essere a livello o di non essere accettato.

Ogni grande trasformazione e scelta di vita ha però necessità di una grande energia, di una forza di volontà ferrea, indissolubile, costante e consistente per tutto il tempo che serve. Questo semplice principio è il motivo per cui per persone come me, il percorso più semplice per ottenere queste energia è quello di liberarsi da tutto il superfluo e non solo.

Privarsi di pensieri, preoccupazioni, legami, relazioni… perdere strati e strati di struttura che non fanno altro che disperdere forze e risorse, fino ad entrare un in piccolo percorso di sofferenze autoindotte che aiutano a identificare cosa realmente conta nella nostra esistenza: la definizione che spesso mi viene in mente è quello di massimizzare il proprio danno personale massimizzando contemporaneamente il beneficio che possiamo arrecare agli altri,

Per poter davvero innescare un cambiamento radicale, ho bisogno di un fare un reboot del mio modo di vedere la vita e il modo più facile è quello di fare in maniera tale che scatti e prenda il sopravvento il mio istinto di sopravvivenza. Questa è la motivazione per cui riuscire ad arrecare il maggiore danno nel più breve tempo possible, mi porta velocemente in uno stato di shock, di pericolo ed è importante che questo processo sia breve perchè se si prolunga nel tempo, sono certo possa avere effetti devastanti.

Non sono mai stato troppo multitasking purtroppo, o almeno, mai quanto avrei voluto, ed è per questa ragione che, non riuscendo a perseguire diversi obiettivi, ho bisogno di selezionarne uno che abbia le caratteristiche perfette per diventare quello che poi sarà la mia ossessione.

Ossessioni e Obiettivi

La differenza sostanziale fra un obiettivo e una ossessione è l’intensità nel perseguire questo traguardo: in un’ossessione è discorso di vita o di morte, non esiste una scala di grigio nel raggiungimento, è una caccia sicuramente malata, senza sosta, implacabile all’oggetto del desiderio.

L’ossessione è una componente fondamentale nel modo in cui raggiungo risultati: come faccio a trasformare un obiettivo per quanto irrealizzabile in una ossessione? Passando dallo stato “non ho nulla da perdere”, attraverso un percorso di privazione, al termine del quale davvero a livello personale non c’è più nulla da perdere se non qualcosa di realmente importante, parte di noi stessi.

L’ossessione in cui mi sono abbandonato è quella di perdere peso, prima deadline fra 5 mesi, inizio giugno.

I sintomi di essere in un percorso di privazione penso di averli già notati, vediamo il prossimo mese come procede, ora penso che sia importante invece riuscire a trovare i ganci per poterne uscire qualora si perda il controllo.

Il Gancio

Ho chiesto a un caro amico di fare un reality check sul mio stato e sulle mie scelte a Giugno: in un percorso così intenso, non ho idea di quali possano essere i risultati nei prossimi mesi… stress? depressione? psicosi? breakdown? Vorrei essere pronto a tutto qualora mi sbagliassi… o se avessi ragione, dipende dai punti di vista.

Qualora non fosse sufficiente la mia autoconsapevolezza o il controllo, o non funzionassero i piccoli riti a cui mi sto condizionando a rispondere, il gancio dovrà potermi tirare fuori da una brutta spirale, una volta a Giugno, e, un secondo tentativo, a Settembre con un altro caro amico.

Micro riti, oggetti, ganci relazionali… ho una discreta competenza nell’organizzazione di una long-con eh?